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Sorge Aretusa, lieve
Dal suo letto di neve
Nei tempestosi Acroceranni monti
Dalla rapida balza
E dalla nube s'alza
E al pascolo conduce le sue fonti
Salta le roccie, e ai venti
Sparge le iridescenti
Chiome che ai rivi gettano fulgori
I passi ornan di verde
Il pendio che si perde
Dell'occidente ai tremuli bagliori
E scorrendo e cantando
In un murmure blando
Come il sonno ella fluttua gioconda
E all'abisso si spinge
Mentre d'amor la cinge
La terra e di sorriso il ciel la inonda
Ed ecco dall'algente
Ghiacciaio col tridente
Scuote Alfeo le montagne
E dall'estrema roccia un varco si schiude
Sotto l'impeto rude
Spasima tutto l'Erimanto e trema
Del mezzogiorno il tetro vento
Celato dietro l'urne di neve
Candide e silenti
E il terremoto e il tuono
Squarcian con cupo suono
Gli argini nel profondo alle sorgenti
 
"Oh! tu salvami! Guidami
Ed all'abisso grida d'occultarmi!
Ei la chioma già mi afferra!"
L'oceano dalle fonde
Azzurrità risponde
Fremendo dalla sua prece si disserra
La candida figliola
Della terra s'invola
Sotto l'acqua al sol raggio lucente;
Le onde sue discese
Dietro i suoi passi illese
Restano dalla dorica corrente
Cupa macchia sul mare di smeraldo
Ecco appare Alfeo
Che quasi a vol dietro le piomba;
Come aquila che investa
Persa nella tempesta
Del vento nubiloso una colomba
Sotto gli archi azzurrini
Dove i Numi marini
Stanno in troni di perle;
Nelle ascose selvette
Ove tra l'onde
Il corallo profonde
I rami; sulle pietre radiose;
Tra i rai cupolucenti
Che fan nelle correnti
Reti di luce colorata in teste;
Sotto le grotte, dove
La fosca onda si muove
Verde come la notte alle foreste;
Sotto la sonora
Spuma del mar;
Tra i cupi frastagli delle rupi;
Giunsero alla lor dorica dimora
 
Oggi, d'Enna tra i monti
Dalle native fonti
Compion delle acque gli agili lavori
Giù per la valle: amici
Disgiunti un dì, felici
Ora che un solo cuore sono i due cuori
Da lor culle, nel vivo
Della roccia in declivio
Balzano appena l'alba imbianca il cielo;
Errano a mezzogiorno
Tra le selve d'intorno
Tra le praterie dell'asfodelo
E dormon nella notte
Entro le cave grotte
Sotto l'Ortigia
Che discende giù:
Spiriti che han riposo
Nel cielo radioso;
Amano ancora ma non vivon più


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Though Ottorino Respighi (1879-1936) wrote many operas, ballets, and chamber works, he is easily best known for his orchestral tone poems. The prolific Italian composer had subsidiary careers as a musicologist and academic, and though he does not enjoy the same reputation as other orchestral composers of his time, he is widely admired for his immense skill at orchestration.
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